di ALESSANDRO STRINA
Il
soffio ha rivelato la presenza della balena al largo di Capo Caccia.
Chiunque abbia provato, per sport o per gioco, a portare al limite la
propria apnea durante un’immersione subacquea, conosce il
significato della prima espirazione e della successiva inspirazione
una volta riemerso. Il ritorno dell’aria preziosa nei polmoni
regala una sensazione che supera il sollievo, quasi di gioia.
Non ci
è dato sapere se il cervello animale di un cetaceo provi impressioni
simili alle nostre. Di certo il soffio delle balene, tradendone la
presenza e diventando per l’animale un presagio funebre, ha
regalato sensazioni di gioia a chi, nei secoli scorsi, le ha braccate
e cacciate lungo i mari. Uomini spesso ai margini della società che
cercavano la fortuna sfidando il mare per lunghi mesi
all’inseguimento dei suoi giganti trovavano la soddisfazione del
loro lavoro nel momento stesso in cui avvistavano lo spruzzo
rivelatore della preda gigantesca . In quel piccolo trattato di
baleneria che è Moby Dick, Herman Melville racconta così il primo
avvistamento a bordo del Pequod.
Stavamo
così tessendo e ritessendo, quando io trasalii a un suono tanto
bizzarro, tanto prolungato e musicalmente selvaggio e ultraterreno,
che il gomitolo del libero arbitrio mi sfuggì dalla mano e stetti a
guardare le nubi donde quella voce scendeva come un’ala[…]
[…]
Mentre stava così librato al disopra di tutti, mezzo sospeso
nell’aria, fissando tanto selvaggiamente e avidamente
all’orizzonte, lo si sarebbe detto un profeta o veggente che
contemplasse le ombre del Destino e con quelle grida sfrenate ne
annunciasse la venuta. “Laggiù soffia! Là! Là! Là! Soffia!”
[…] Istantaneamente tutto fu eccitazione.
Sono passati più di 150 anni dal
periodo descritto dallo scrittore americano. La caccia alle balene è
ormai un’attività criminale in mano a pochi paesi ostinati e
l’equipaggio e gli ospiti del Tortuga sono sul mare con intenti
decisamente meno sanguinosi. Eppure quando è risuonato il grido
“balena!” tutti siamo scattati in piedi come molle. Con gli
sguardi carichi di eccitazione abbiamo cominciato a frugare il mare,
per sorprendere la riemersione dell’immenso animale.
Tutti abbiamo
sperato che non riuscisse a eludere il nostro inseguimento come aveva
fatto l’esemplare avvistato il giorno prima, sparito negli abissi e
riemerso chissà dove senza che ne potessimo ammirare da vicino le
forme immense. Poi la balenottera è riemersa, non lontano. La curva
della schiena e parte del fianco ben visibili sull’acqua insieme
alla piccola pinna dorsale. Ha soffiato. Non so se espellendo l’aria
umida dai suoi grandi polmoni l’animale abbia provato qualcosa. Io
ho provato gioia.